Cosa è stato ICQ (anche per chi non c’era)

Essere in rete da un po’ di tempo significa spesso ritrovarsi a scrivere mesti messaggi di commiato per ciò che fu. È un esercizio di solitudine consapevole di chi sa di attraversare temi ignoti alle nuove generazioni ed ormai marginali anche per quelle più vecchie. Ma è anche un percorso di memoria per fissare con le parole un ben più ampio ventaglio di sensazioni che per un tratto della nostra vita hanno significato qualcosa.

Oggi tocca ad ICQ1, una delle meraviglie più care a chi si affacciava alla rete alla fine degli anni ’90. Nato da una precoce start-up israeliana, Mirabilis, fu una vera rivoluzione copernicana per la messaggistica in tempo reale. Registrandosi si otteneva uno Unique Identification Number che era tutto ciò che era necessario far conoscere all’interlocutore per chiacchierare via tastiera. E poi la lista degli amici, lo stato dei propri contatti, lo scambio di file, i giochi. Niente a che vedere con le astruse logiche di Talk su Unix. E lontano anni luce anche dall’invadenza della messaggistica sugli smartphone dei nostri giorni.

Un successo travolgente che portò ben presto Mirabilis nel grande calderone di AOL in coabitazione con AIM, destinato a stagnare per poi essere rivenduto anni dopo. Ma nel frattempo erano arrivati tanti concorrenti, Yahoo! Messenger, MSN Messenger, i social, WhatsApp e tutto il resto. Una numerosa progenie che però molto deve a quell’intuizione iniziale: I seek you!

E se già parlare di ICQ nel 2024 è un soliloquio, forse ancora di più lo è ricordare Libero ICQ, una versione modificata di ICQ che per alcuni anni fu proposta dal portale Libero alla propria community e che, stranamente, è anche il più nitido dei miei ricordi sull’argomento.

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[1] Uh-oh: ICQ chiude dopo 28 anni di servizio.